TRAPIANTI E DONAZIONE

25 Marzo 2021 - Categotia: falsimiti-fakenews-bufale

TRAPIANTI E DONAZIONE
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È meglio conservare il sangue del cordone ombelicale in una banca privata?

Molti esperti concordano sul fatto che donare il sangue del cordone ombelicale sia più utile che conservarlo in una banca privata.

Nel nostro Paese è possibile donare il sangue del cordone ombelicale a fini solidaristici, conservarlo per uso dedicato (nel caso in cui tra i fratelli o genitori del donatore vi sia una patologia per la quale è riconosciuto il beneficio dell’utilizzo delle cellule staminali del sangue da cordone ombelicale) oppure in una banca privata all’estero (1).
Fatta eccezione per i casi in cui il bambino donatore abbia fratelli o genitori affetti da particolari patologie, come leucemie e linfomi, che possono giovarsi delle cellule del cordone, è sempre preferibile donare il cordone ombelicale (generando così un grande inventario pubblico) piuttosto che conservarlo in una banca privata a pagamento per un improbabile uso futuro (2).
Uno studio del 2015 ha stimato che, dal 1990 ad oggi, sono state donate 730.000 unità di sangue cordonale e sono stati realizzati 35.000 trapianti di cellule staminali da cordone ombelicale (3).
È utile ricordare, infine, che le banche a pagamento dedicate alla conservazione del sangue da cordone ombelicale non sono obbligate ad adempiere agli stessi requisiti normativi delle banche pubbliche.

1. Ministero della Salute. Sangue da cordone ombelicale  
2. Fondazione Umberto Veronesi. Cordone ombelicale: donazione pubblica o conservazione in banca privata? 
3. Ballen KK, Verter F, Kurtzberg J. Umbilical cord blood donation: public or private? Bone Marrow Transplantation. 2015; 50(10): 1271-8


Donare il sangue è rischioso?

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La donazione del sangue è un atto sicuro, oltre a rappresentare un gesto di grande generosità, che può causare solo rari e lievi eventi avversi.

Essendo un atto medico, la donazione non è esente da rischi, ma è bene ricordare che questi sono inversamente proporzionali alle condizioni di salute dei donatori.
In individui in buona salute l’occorrenza di un evento avverso è estremamente rara e, comunque, le reazioni che possono presentarsi sono di lieve entità: capogiri, formazione di ematomi nel punto di prelievo o infiammazione delle vene interessate dallo stesso.
Dopo una donazione è preferibile evitare di fare sforzi fisici intensi che, a causa della riduzione del volume ematico, potrebbero provocare mal di testa e capogiri.
Non possono donare il sangue coloro che pesano meno di 50 Kg, che hanno una pressione sistolica (massima) inferiore a 110 mm di mercurio o una concentrazione di emoglobina inferiore a 12,5 g/dL nelle donne e 13,5 g/dL negli uomini. Inoltre, i donatori non devono essere affetti da una patologia infettiva trasmissibile (AIDS, epatite B, epatite C, sifilide) e non devono essere alcolisti o consumatori di sostanze stupefacenti (1).
Gli italiani che hanno donato il sangue, nel 2014, sono stati 1.600.000, circa il 2,9% della popolazione, ed hanno garantito 3.200.000 trasfusioni (2).


1. Ministero della Salute. Donare il sangue 
2. Associazione Volontari Italiani del Sangue (AVIS). La donazione


Le trasfusioni sono pericolose perché il sangue non è controllato?

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Il sangue prelevato da un donatore viene accuratamente controllato dal sistema trasfusionale nazionale per garantire il massimo degli standard di qualità e sicurezza.

La normativa nazionale che regola la qualità e la sicurezza del sangue e degli emoderivati per la trasfusione è la Legge n. 219/2005, che si occupa di tutta la filiera dalle informazioni da fornire e da richiedere ai donatori fino alla distribuzione e assegnazione al paziente ricevente (comprese le segnalazioni di eventi avversi), passando per i controlli virologici, microbiologici e immunologici che vengono effettuati in laboratori accreditati (1).
Attualmente, in Italia, gli esami eseguiti di routine su ogni unità di sangue donato riguardano l’analisi dell’emogruppo, le transaminasi e la ricerca di anticorpi e antigeni di HIV (virus responsabile dell’AIDS), epatite B, epatite C e sifilide (2). Nel nostro Paese, inoltre, da diversi anni non vengono più registrati casi di infezioni virali acquisite dopo trasfusione. A tal proposito, uno studio pubblicato nel 2014, ha evidenziato che esiste un rischio minimo di contaminazione del sangue o degli emocomponenti (piastrine in particolare): infatti, in solo 8 unità di sangue su 5.000 analizzate è stata trovata una contaminazione batterica (3).


1. Disponibile sul sito: Ministero della Salute 
2. Disponibile sul sito: Associazione Volontari Italiani del sangue (AVIS)   
3. Kulkarni N. A prospective study to determine the frequency of bacterial contamination of platelets. Indian Journal of Hematology Blood Transfusion. 2014; 30(4): 319-20


Se paghi, le liste di attesa per i trapianti si riducono?

I tempi di attesa per il trapianto di un organo o di un tessuto dipendono, prevalentemente, dalla disponibilità di un donatore compatibile e, in secondo luogo, dall’idoneità clinica dei pazienti.

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Le liste di attesa per i trapianti, in Italia, vengono gestite dai Centri di coordinamento regionali. Gli adulti possono iscriversi alla lista di attesa di 1 solo Centro (quello della propria regione di residenza) o, per alcuni organi, alle liste di 2 Centri. In alcuni casi (se il numero di donazioni nella regione di residenza è inferiore a 5 per milione di abitanti) i pazienti possono iscriversi anche in 3 liste di attesa. Per i bambini, invece, esiste una lista unica a livello nazionale (1).
Nel 2014, sono stati segnalati 2.346 donatori e sono stati effettuati 2.985 trapianti, 261 dei quali da vivente. Le donazioni da vivente sono possibili per organi il cui prelievo è compatibile con la vita, come il rene o parte del fegato.
Secondo il Report dell’Eurotransplant International Foundation, organizzazione non-profit creata da alcuni paesi europei, in Europa, nel 2014, i pazienti in lista di attesa erano 14.928 (3).


1. Disponibile sul sito: Centro Nazionale Trapianti 
3. Annual Report 2014. Disponibile sul sito: Eurotransplant


È vero che è meglio non fidarsi a donare gli organi?

La donazione di organi, oltre a rappresentare un atto di grande civiltà e di rispetto per la vita, è una procedura sicura e trasparente.

In Italia, tutte le donazioni di organi e tessuti (Legge Quadro 1 aprile 1999 n. 91 e s.m.i.) sono effettuate in strutture accreditate e sotto il controllo dei Centri di coordinamento regionali e nazionali (Centro Nazionale Trapianti-CNT), seguendo specifici protocolli che prevedono il coinvolgimento di molti specialisti in ciascun processo. I dati relativi a donatori, pazienti in lista di attesa e pazienti trapiantati sono gestiti tramite una rete informatizzata, il Sistema Informativo Trapianti, che consente piena trasparenza e tracciabilità (1). La donazione può avvenire solo in seguito alla morte, accertata con criteri neurologici e/o cardiaci, e solo se colui che è deceduto ha espresso in vita la volontà di essere donatore (dichiarando il proprio sì al momento del rilascio o rinnovo della carta di identità al comune, registrandosi presso la propria azienda sanitaria Locale-ASL, iscrivendosi all’Associazione Italiana Donatori Organi oppure firmando una dichiarazione olografa in cui ci si dichiara a favore della donazione) (2). Nel caso in cui il defunto non abbia mai espresso né la volontà alla donazione, né la volontà a non essere donatore, la decisione spetta ai familiari più vicini. Nel 2018 (dato SIT aggiornato al 31 dicembre 2018) ci sono stati 1680 donatori (tra deceduti e viventi) e 3718 trapianti, di cui 3407 da donatore deceduto e 311 da vivente. Il trend 2014-2018 è in decisa ascesa, con una crescita delle donazioni pari al 24,4%.  Questo dato ci colloca al terzo posto tra i Paesi europei, dopo la Spagna e la Francia (3). Nonostante ciò, però, il numero di organi donati è inferiore al numero necessario a soddisfare le richieste di trapianto, pertanto occorre lavorare per incrementare ulteriormente l’attività di “reperimento degli organi” attraverso il miglioramento delle strategie organizzative, delle pratiche cliniche e dell’utilizzo degli organi.


1. Disponibile sul sito: Ministero della Salute 
2. Disponibile sul sito: Associazione Italiana per la Donazione di Organi, tessuti e cellule (AIDO) 
3. Disponibile sul sito: Centro Nazionale Trapianti


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